Tratto da un report pubblicato su Planet Mountain e un'articoletto dal portale della Valle Brembana Settembre 2021
Luca e Marco raccontano la scoperta della parete Nord del Cuminello e l'apertura della via Cacciatori di Gemme
Luca
Si può credere che nelle Orobie esistesse ancora una parete Nord
inviolata? Com’è possibile che dopo le molteplici generazioni di
alpinisti (sia bergamaschi che valtellinesi) che si sono succeduti sulle
Orobie negli ultimi 150 anni, una parete così estetica e accattivante
come la Nord della Cima di Cuminello fosse ancora inviolata? Forse
perché se ne resta celata come una gemma ben racchiusa in uno
scrigno (lo Scrigno delle Orobie! Maurizio Agazzi docet), nascosta alla
vista dal fondo valle, racchiusa in una conca glaciale che ha modellato
la Val Cogola in una perfetta conca semi-sferica, scavandola in forma di
toboga che precipita a valle con svariate balze moreniche intermedie,
giù giù fino all’abitato di Valmadre, unico punto da cui la Parete Nord
del Cuminello si concede agli sguardi.
Ed in particolare dalla statua della Madonna delle Valli, da cui la vidi
per la prima volta nel 2020. Da lì in poi è semplicemente una storia di
ricerca su cartine IGM, immagini satellitari (grazie Google Earth Pro!!),
archivi fotografici di colleghi alpinisti, e per finire un paio di
sopralluoghi, uno senza successo dal Rifugio Dordona, l’altro super
faticoso risalendo tutta la Val Cogola, ma di grande successo nel
permetterci di guardare finalmente da vicino la parete.
A seguire un tentativo con Marco arenatosi dopo due tiri di corda causa temporale (con rientro bagnati fradici al Rif. Dordona). E per finire la stoccata vincente, con Marco e Lorenzo, resa possibile anche grazie all’affinamento e ottimizzazione di tutte le mosse necessarie. Lussuosa navetta-jeep del simpaticissimo Rosvel a Foppolo (per evitarsi 2 ore e 45
minuti di guida da Bergamo a Fusine e su per la Valmadre), che in andata ci
scarica con il buio alle 6:15 al Rif. Dordona, e torna a riprenderci con il
suo cordiale sorriso ancora con il buio alle 19:45.
Marco
Quando mio padre mi disse di aver trovato una parete nuova di cui non c'erano precedenti relazioni, pensai subito a prati verticali intervallati da roccia marcia; su difficoltà così modeste e terreno così pericoloso che nessuno sano di testa ci vorrebbe arrampicare. D'altronde cosa resta da scoprire sulle Orobie, dove le pareti più belle sono così attrezzate che se allunghi il braccio rischi di rinviare la via sbagliata? Restano, per l'appunto, le pareti brutte, pericolanti, erbose, o con avvicinamenti eterni. Percorsi da contendere agli stambecchi, con cui spesso ti ritrovi a dividere la sosta.
Eppure dovetti ricredermi quando toccai la base della parete Nord del
Cuminello, trovando una pietra levigata come nelle forre dei torrenti e
compatta come il granito d’alta quota. Una lavagna di 200 metri dove
disegnare linee, soste e vie di fuga.
Per sviluppo e difficoltà non ha nulla da invidiare ai luoghi presi
d'assalto da generazioni di alpinisti che hanno scritto la storia delle
Orobie, eppure per quanto ci prodighiamo, chiedendo ai local più esperti
(Savonitto e Vannuccini in primis) e scartabellando vecchi annuari, non
riusciamo a trovare traccia di alcuna salita. Ecco quindi che dobbiamo
inventare tutto, dall'itinerario di avvicinamento, alla scelta della
linea più logica e la progressione più consona.

Usando un po' le foto satellitari, un po' l'intuito e molto la cacca di
stambecco, segno immancabile della presenza di un valico, riusciamo a
rotolare in Val Cogola dove ci troviamo di punto in bianco al cospetto
della parete.
Superiamo gli ultimi metri di ghiaione quasi di corsa, rubando sguardi
verso l'alto mentre saltiamo da un masso all'altro. Toccata la roccia
abbiamo la testa piena di idee, ma una linea sembra più logica di tutte;
una grossa spaccatura che divide il centro della parete. Si attacca in
un colatoio levigato dalla neve, che salendo diventa un grande diedro e
termina in un canale appena sotto la vetta. La roccia è molto
particolare. Sembra Gneiss, ma più levigato e molto più scivoloso.
Mentre ci leghiamo, un grosso medaglione di quarzo ci scruta pochi metri
sopra l'attacco e il cielo intanto si chiude sempre di più.
Riusciremo ad aprire tre tiri, prima di dover gettare le doppie e
scappare sotto ad un poderoso temporale. È già la seconda volta in poche
settimane che dobbiamo abbandonare un progetto sotto al diluvio, ma
questa volta torniamo a casa con il sorriso e le chiavi del Cuminello.
Le foto dei primi tiri sono sufficienti ad ingolosire il resto della
truppa e presto siamo di ritorno con Lorenzo e abbastanza fix per
attrezzare le soste dei tiri più difficili. Come progressione decidiamo
di utilizzare solo chiodi e protezioni veloci e di lasciare sprotetti
gli ultimi tiri, più semplici e meno obbligati.
Questa volta il meteo è dalla nostra parte e passeremo una giornata splendida. Il quarto e quinto tiro, che tanto ci avevano ingolosito al primo tentativo, sono un concentrato di emozioni. Tensione, fatica, concentrazione, gioia e qualche urlo liberatorio quando Lorenzo si lancia sull'ultimo passo in traverso, arraffando lo spigolo del diedro e uscendo dalle difficoltà.
Questa volta il meteo è dalla nostra parte e passeremo una giornata splendida. Il quarto e quinto tiro, che tanto ci avevano ingolosito al primo tentativo, sono un concentrato di emozioni. Tensione, fatica, concentrazione, gioia e qualche urlo liberatorio quando Lorenzo si lancia sull'ultimo passo in traverso, arraffando lo spigolo del diedro e uscendo dalle difficoltà.
Dopo sette tiri e altrettante ore in parete, veniamo premiati da un
insolito incontro. Seduti sull'olina della vetta del Cuminello,
un'aquila maestosa sorvola la parete 50 metri sotto di noi, mostrandoci
il dorso delle ali.
Mai ci era capitato di vedere un'aquila dall'alto e così vicina;
abituati semmai ad osservarle con il naso all'insù, in controluce,
strizzando gli occhi. Un bellissimo dono a coronare una giornata
perfetta!
Le vie del Cuminello:
V+, 7 tiri, R3
VI, 6 tiri, R3
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